Amma — Sri Mata Amritanandamayi Devi di Carlo Castagna

Amma — Sri Mata Amritanandamayi Devi di Carlo Castagna

Un gruppo di maldestri turisti in visita all’ashram di una delle più importanti personalità religiose mondiali

Parlare di religione è sempre sconveniente. Si rischia fortemente di cadere in equivoci, magari anche senza volerlo. È un discorso complicato, migliaia le sfaccettature di un diamante che cambia continuamente sfumatura al minimo spostamento.

Amma
Tutto questo, va specificato, detto da un cinico, materialista, pragmatico metalmeccanico, agnostico miscredente, peccatore senza dio come il sottoscritto.
Nella mia vita ho avuto l’opportunità e l’immensa fortuna di poter gironzolare per il mondo. Ne ho viste di cotte e di crude: dal Santo Sepolcro al tempio di Shiva; da Tikal al tempio dei pitoni di Ouidah; dai feticheurs dei Koma ai cannibali delle Salomone….
Cristiani, Hindu, Animisti, Buddha, Confucio, Maometto…
Chi ha più ragione?? Si sono fatte (e si stanno purtroppo facendo) guerre per stabilirlo….senza nessun risultato, ovviamente
Il mio livello di cultura in questa materia non mi consente nemmeno di avvicinarmi ad un ragionamento sull’argomento.
Però, prima di scadere nella retorica, vorrei raccontare dell’ennesima sfaccettatura a cui abbiamo assistito nell’ultimo viaggio in Kerala.
Siamo stati ospiti all’ashram di Amma, meglio nota come “la santa che abbraccia”.
Sia ben chiaro che quello che leggerete non vuole essere NEL MODO PIÙ ASSOLUTO un giudizio.
Mai mi permetterei di farlo!
Si tratta solamente di considerazioni di cronaca fatte, appunto, da un confuso e curioso spettatore che ha solamente assaggiato per un giorno e una notte l’atmosfera di un vero ashram.
Avevo sentito parlare di Amma da molto tempo. Mi aveva incuriosito quando, arrivata in tournée a Busto Arsizio, aveva radunato 50.000 fedeli in coda per essere abbracciati. E li aveva abbracciati tutti!! Ne aveva parlato anche il TG3 Regione!!
Ora, che 50.000 brianzoli perdano tempo a fare la fila per un abbraccio, fa davvero strano! Se lo hanno fatto deve essere stato per una cosa importante!
Il viaggio in Kerala non prevederebbe una sosta a Kollam, la città più importante nei pressi dell’ashram. Però ci si passa troppo vicino per non avere la tentazione di andare a curiosare. Quindi, una breve ricerca su Google e appare il formulario da compilare per essere ospitati al tempio. È gratis…lo compilo. Aggiungo tutti i dettagli dei partecipanti che, nel frattempo, hanno completato il gruppo. Decideremo insieme strada facendo.

ashram
Comincio a proporre l’ipotesi quasi subito dopo la partenza, così…tanto, per valutare le reazioni. Dalle relazioni dei gruppi precedenti non trovo nessun accenno di qualche coordinatore che si sia fermato a dormire. Io ci andrei. Anche gli altri sembrano bene accogliere l’idea; qualcuno in modo entusiastico, altri con più moderazione ma la maggioranza è schiacciante. I pochi scettici reagiscono con sommessi borbottii. Pianifico cosi l’itinerario in modo da poter pernottare la domenica.
Amma, dicono le informazioni trovate in rete, come ogni anno a Natale, dovrebbe essere presente ed anche in modo operativo. Dovrebbe abbracciare. Il riposo è previsto nei giorni di lunedì e martedì.
Verso le 10 del giorno previsto, con il nostro bus, imbocchiamo le strette stradine fra le risaie che portano all’ashram. Si vede che ci stiamo avvicinando, sempre più spesso notiamo manifesti con il sorriso di Amma in primissimo piano. Fa già caldissimo. Lungo la strada circolano persone che poco somigliano al prototipo di contadino indiano che ormai siamo abituati a vedere. Sono occidentali, spesso molto magri, vestiti di un bianco candido che che accentua il loro pallore.
Abbiamo sbagliato strada, anche per l’autista è la prima volta, però siamo all’entrata posteriore, quella che da sulla spiaggia. Poco male. Entriamo. Siamo come degli alieni. Unici a vestire colorato e a comportarci come dei buzzurri in un collegio svizzero. Tutti fanno qualcosa con un visibile impegno. Chi asciuga i piatti, chi spazza, chi taglia cavolfiori…tutto fatto con grande passione e attenzione. Veniamo subito rimproverati con ferma educazione da tutti quelli che incrociamo: “Qui non si fuma!!”, “Qui non si fanno foto!!”, “Qui ci si copre le spalle!!”
Accidenti! Non ce ne lasciano passare una!
Un enorme capannone senza pareti fa ombra a migliaia di sedie buona parte delle quali sono occupate da persone in apparente atto di preghiera. “Sono in coda per abbracciare Amma” ci dice una ragazza italiana posizionata dietro ad un gigantesco pentolone e impegnata a distribuire mestolate di purea di ceci. È una bella ragazza, avrà 30 anni, sembra una vestale. Magrissima e pallida, è di Firenze, “Sono qui da tre anni e vorrei restarci tutta la vita”
Ci indica con molta grazia dove andare per registrarsi. Ci ritirano i passaporti e compiliamo un formulario con i nostri dati. 250 rupie a testa (quasi 4 euro) pensione completa in stanze doppie. Ottimo! Mentre ci distribuiamo nelle stanze veniamo raggiunti da Manatee. È un’altra delle “vestali”. Una bella signora, porta i suoi semplici abiti bianchi con molta eleganza. Dalla parlata sembra lombarda, vive nel tempio da 10 anni ed è la portavoce italiana di Amma. Ci farà da anfitriona durante il nostro breve soggiorno. Penso che l’abbiano incaricata di accudirci perché stavamo facendo una serie impressionanti di figuracce ed eravamo motivo di forte disturbo. Manatee ci inquadra subito: “Scusa!, copriti le spalle!!”, “Butta subito quella sigaretta!!” ferma e giustamente intransigente ci detta le regole di comportamento in vigore nella loro società. Spiega per sommi capi l’ideologia che si porta avanti nella loro comunità (Amma dice che l’unica religione è l’amore…) poi ci insegna come nutrirsi (Amma dice di non sprecare cibo…), a fare la fila dalla vestale fiorentina col mestolone per il cibo gratuito oppure al ristorante “à la carte” dove si mangia meglio pagando qualcosa ma pur sempre a prezzi popolari. Poi a lavarsi le stoviglie senza sprecare acqua (Amma dice di non sprecare risorse….). E così via. Terminato il pranzo ci mostra un video con tutte le opere di Amma e scopriamo che in 30 anni di abbracci, per non sapere né leggere né scrivere, ha elargito quasi un miliardo di dollari in beneficenza!! Chapeau! Manatee dice che ci farà abbracciare. Ripenso con timore alle migliaia in fila sotto al capannone! Ci solleva subito da quel pensiero spiegando che gli stranieri passeranno fra le sue braccia dopo le 21. Meglio così. Continua raccontando il funzionamento della macchina organizzativa. Sembra un orologio svizzero. Tutti volontari, ovviamente, e col sorriso sulle labbra. Poi andiamo in spiaggia dove c’è molta gente. Chi medita, chi fa yoga, tai chi, …nessuno é la per abbronzarsi. Si sta bene. Grande è il contrasto con il mondo al di fuori. In india la vita è dura per la maggioranza della gente. Sulla strade è un delirio. Una lotta continua dove ci sono solo due regole: la prima è che il mezzo più grande ha la precedenza; la seconda: bisogna andare piano altrimenti si muore. Il tuo spazio nella strada non te lo lascia nessuno. Te lo devi conquistare! Con astuzia, con destrezza e a volte anche con la prepotenza. Qui nel tempio non è così. Tutti si aiutano. Nel frattempo si fa sera e Amma continua ad elargire abbracci a tutti senza sosta; non ha ancora smesso da quando siamo arrivati alle 10 di mattina. 8 ore filate senza nemmeno fare la pipì! Noi ciondoliamo in giro per il tempio ad assistere alle funzioni, quella di Krishna, quella di Khali ed altre. Si respira un’aria di pace e serenità.
sydney
Conosciamo un ingegnere italiano che collabora con la fondazione e ci dice dei progetti che stanno prendendo forma nelle scuole fondate da Amma. Queste scuole hanno rapporti di collaborazione intensissima con le migliori università mondiali a partire da Cambridge fino al Politecnico di Torino e all’università di Pavia. Principalmente cercano e sviluppano progetti per il risparmio degli elementi: acqua, cibo, energia… brevettando i progetti e cedendoli a titolo gratuito alle aziende disposte a metterli in opera senza chiedere le royalties per il brevetto. Grandi!
Incontriamo di nuovo Manatee che ci indica le regole di comportamento per arrivare al fatidico abbraccio.
La fila è ancora molto lunga e la nostra vestale approfondisce le spiegazioni riguardo gli aspetti del pensiero di Amma. Praticamente nasce da una modesta famiglia di contadini Hindu e da giovanissima si accorge che i suoi abbracci sono terapeutici, soprattutto per risollevare lo spirito delle persone con cui ha il contatto. Non ritiene giusto dedicarsi solo ad una persona e quindi non si sposa. Questo, nella società indiana degli anni ’60, non è certamente bene accettato dalla sua famiglia e dal villaggio intero che vede nei suoi abbracci qualcosa di poco candido. Però la sua fama comincia ad andare oltre i confini della provincia, poi regione, poi lo stato e i visitatori si moltiplicano tanto che la sua famiglia e i suoi compaesani devono ricredersi e l’aiutano ad ingrandire prima la stalla di famiglia e poi ad allargare le loro proprietà per ospitare tutti i pellegrini desiderosi di incontrarla. Cibo gratis per tutti e ospitalità garantita ad offerta libera. Dopo pochi anni la situazione “famigliare” comincia a diventare poco sostenibile e si iniziano i lavori per ingrandire ulteriormente gli spazi per l’accoglienza. Ora ci sono 6.000 posti letto, tre ristoranti, un ospedale, l’università e le scuole per i bambini, svariati negozi…insomma, un paese efficiente e ordinatissimo i cui abitanti arrivano dal mondo intero per dare il proprio meglio.
Facendo la fila, vediamo un’altra bella signora, anche lei vestale, che dietro ad un tavolone pieno di frutta pulisce la buccia delle banane. Lo fa con un con una dedizione non comune, quasi con amore, sembra che stia lavando il proprio bimbo. Le chiedo di dove sia e lei racconta di essere di Berkeley, California, e le banane che sta lucidando sono il dono di Amma a tutti coloro che la incontrano e quindi lei le sta preparando; lo fa ogni sera. Continua dicendo che è un architetto ma che il suo lavoro, benché molto redditizio, non le piace perché è troppo stressante e quindi, per tre mesi all’anno, viene da Amma a lucidare le banane.
È il nostro turno. Finalmente. Ci levano borse e telefoni, passiamo attraverso il metal detector, ci perquisiscono e siamo nella stanza. Sono le 22 e lei è ancora lì da stamattina senza essersi spostata di un decimetro! Incredibile! Parla a tutti in continuazione. Nella stanza siamo tutti pigiati come il tetris. Non ci si muove. Molti sembrano dormire e, data l’ora, non pare nemmeno strano. Quando esce uno ne entra un’altro. Sono il primo del nostro gruppo, mi inginocchio come avevano detto e lei mi afferra il testone portandolo con determinazione al suo petto, perdo I’equilibrio e per recuperare mi appoggio ai suoi fianchi. I suoi collaboratori mi levano subito le mani da lei e riperdo l’equilibrio sprofondando con la faccia sotto la sua ascella provata da ore e migliaia di abbracci a fronti sudate. Però noto (con piacere) che è profumatissima. Mauro, che è dietro di me, probabilmente spinto da qualcuno, schiaccia con tutto il suo peso il suo ginocchio sulle dita rovesciate del mio piede e mi fa molto male. Sono come alla gogna e non riesco a muovermi. Poi Amma si avvicina all’orecchio e mi sussurra velocemente: “carofiglio,carofiglio,carofiglio,carofiglio,carofiglio…” e mi mette qualcosa in mano. Rapidamente i suoi collaboratori mi lasciano le braccia, lei si distacca e Mauro toglie il ginocchio dalle dita del piede e sono libero. Mi allontano per lasciare il posto ed esco rapidamente dalla stanza. Vedo che il regalo è una lucidissima banana della vestale californiana. Scendo nel capannone e mi ritrovo con Mauro e Lucio. Roberto, Barbara, Saide, Fulvia e la Katiuscia si sono fermati nella stanza a pregare. Li aspettiamo commentando l’esperienza vissuta. Onestamente, proprio per le mie personali caratteristiche elencate in precedenza, non ho provato nulla in particolare. Qualcuno ha pianto, altri si sono sentiti migliori, una ha sfiorato la trance. Ciascuno ha la sua. Guardo la banana; si sta annerendo e va consumata al più presto. Avendo assistito con quanto amore è stata lucidata quasi mi dispiace sbucciarla. Ripenso per un ultima volta all’architetto di Berkeley e me la mangio. È buonissima. Non lo dubitavo.
Notte serena con in sottofondo le nenie delle funzioni Hindu. La mattina andiamo a salutare Manatee. È stata davvero preziosa. Il grande capannone è vuoto, le migliaia di sedie sono sparite e tutto è pulito ed in ordine. “Stanno servendo la colazione” avvisa la nostra vestale. La fila non è lunga, non c’è più la ressa della domenica. Oggi Amma si riposa dagli abbracci. Ma…dietro al pentolone gigante non c’è più la pallida fiorentina a distribuire le mestolate di ceci. È proprio Amma che aiuta in cucina sempre con il suo inconfondibile sorriso stampato sul viso. Non so se sia una santa o se il suo credo sia quello vero ma l’unico commento che mi viene da dirle è: brava Amma!

N.B.
L’ashram Amritapuri non è un sito turistico, dove andare a divertirsi o fare caciara. Le persone che dovessero pensare di andare a fare visita dovrebbero farlo con la consapevolezza di entrare in un luogo serio gestito da una comunità di persone serie con rigide regole di comportamento e convivenza.


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